Il disturbo di panico viene spesso intercettato da figure diverse da quelle dello psichiatra, dello psicoterapeuta o dello psicologo clinico come, ad esempio, il medico di medicina generale, il medico del pronto soccorso, il cardiologo, il gastroenterologo. Per affrontare il panico il primo passo necessario è certamente quello di una attenta valutazione diagnostica, che deve essere compiuta da uno specialista psichiatra.
La psicoterapia cognitivo-comportamentale è un tipo di psicoterapia, strutturata e circoscritta nel tempo, incentrata sui sintomi ansiosi e che prevede un coinvolgimento attivo del paziente. Attraverso questo tipo di approccio la persona impara a gestire i sintomi del panico in modo graduale.
La psicoterapia cognitivo-comportamentale prevede una parte iniziale di psicoeducazione e informazione sulle caratteristiche del disturbo di panico. Queste informazioni risultano utili per la successiva parte del lavoro in cui il paziente si allena, attraverso appositi esercizi scritti, a cambiare le proprie interpretazioni dei sintomi, sviluppandone di più accurate e realistiche. Questo consente di sviluppare una percezione dei sintomi come non pericolosi. Assieme al lavoro sui contenuti cognitivi, la psicoterapia cognitivo-comportamentale si concentra sulla gestione del comportamento conseguente agli attacchi di panico. Infatti, l’evitamento delle situazioni innescanti l’ansia, oltre a impattare sulla qualità di vita del paziente, porta ad una cronicizzazione dei sintomi. La persona è guidata in compiti di esposizione alle situazioni temute, compiti che saranno graduali e concordati assieme al terapeuta.
La psicoterapia cognitivo-comportamentale ha dimostrato di essere la più efficace nel trattamento del disturbo di panico negli studi effettuati sul lungo termine, in quanto consente di neutralizzare il circolo vizioso del panico attraverso una nuova percezione delle sensazioni ansiose ed attraverso una maggiore capacità di gestire i pensieri associati all’ansia. I cambiamenti prodotti dalla psicoterapia cognitivo-comportamentale risultano prolungati nel tempo.
Nello studio “Londra-Toronto”, effettuato appunto in queste due città, è stato dimostrato che i pazienti trattati con psicoterapia cognitivo-comportamentale avevano maggiori benefici rispetto a chi veniva trattato con psicoterapia cognitivo comportamentale e ansiolitico. L’uso del farmaco diminuiva l’efficacia del contemporaneo trattamento psicologico. Per leggere l’articolo originale clicca qui.
E’ quindi preferibile seguire la psicoterapia senza avere farmaci in associazione.
Oltre al lavoro volto alla riduzione della sintomatologia del disturbo di panico, può essere utile introdurre un piano di lavoro volto anche ad aumentare il senso di benessere della persona. I sintomi del panico e le condotte di evitamento, specie se cronicizzate nel tempo, possono impattare sulla qualità di vita del paziente. La Well-Being Therapy, un approccio terapeutico che è volto a potenziare le dimensioni del benessere psicologico così come definite in letteratura, può essere quindi di aiuto per tenebrare un benessere psicosociale dell’individuo.
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